Quel 'Cippo' rubato alla storia di Caronia

particolare dell'etichetta di segnalazione del Cippo di Quinto Cecilio
particolare dell'etichetta di segnalazione del Cippo di Q. Cecilio

Come avevamo anticipato in un articolo precedente dal titolo Sulle tracce del Cippo di Quinto Cecilio, nel corso della visita al Museo Archeologico Regionale A. Salinas per verificare e fotografare il famoso cippo marmoreo dedicato a Cecilio di Calacte, abbiamo avuto modo di scoprire un dettaglio fastidioso relativo alla sua catalogazione all'interno dello stesso museo.
Il Cippo marmoreo, nonostante Pietro Fiore ci abbia chiaramente ricostruito e raccontato le circostanze del ritrovamento presso la Chiesa di Maria SS. Annunziata di Marina di Caronia e ci abbia anche raccontato e fedelmente riportato le circostanze della consegna e contestuale presa in carico del reperto da parte del Museo Archeologico, risulta inspiegabilmente provenire da Sant'Agata Militello.
Nel nostro piccolo abbiamo súbito provato a contestare tale dicitura chiedendo di parlare con la Direttrice del Museo ma non si trovava in sede in quel momento.
Il Cippo di Quinto Cecilio nella sua attuale collocazione all'interno del Museo Salinas
Il Cippo di Quinto Cecilio nella sua attuale collocazione
Non mancheremo certamente di approfondire e contestare il banale falso storico di cui casualmente siamo venuti a conoscenza, ma coltiviamo in noi la speranza che l'Amministrazione Comunale di Caronia provi la giusta dose di orgoglio e il senso di appartenenza utili e necessari per rivendicare la giusta collocazione geografica del Cippo di Quinto Cecilio, cioè Marina di Caronia, presso il Museo Archeologico Regionale di Sicilia, agendo con la puntualità e la decisione che il caso richiede.
Non crediamo sia poi così difficile e restiamo in attesa di elementari azioni positive in merito (una semplice lettera alla direzione del Museo Salinas da parte del Sindaco andrebbe più che bene e mostrerebbe adeguata attenzione, ndr).

In questa circostanza, pertanto, non ci resta che ribadire quanto lo studioso Pietro Fiore ha inteso lasciare ai posteri quale frutto dei suoi studi e delle sue conclusioni, suffragate da certezze documentali, riportando testualmente alcuni passi dei suoi testi relativi agli studi dedicati al Cippo.

《C'è nel Museo nazionale di Palermo, nel cortile maggiore, un cippo funerario di notevole interesse, di cui nessuno, finora, ha messo in evidenza l'importanza archeologica e storica.
Nella scheda n. 5592 del Museo risulta di provenienza ignota, è chiamato altare funerario e ne viene data questa descrizione:

«L'altare presenta plinto di base sormontato da una serie di modanature su cui si imposta il corpo; la parte superiore termina a pala sormontata a sua volta, su un basso plinto, da cimasa e acroteri che non sono decorati. Le facce laterali dell'area sono decorate a rilievo, a sinistra: oinocoe; a destra: una patera con membrana centrale. La faccia frontale è completamente occupata dall'iscrizione entro riquadro; essa non è leggibile a causa dell'erosione della superficie ».
E' un cippo monumentale di marmo bianco, di forma classica, ricordato dal Mommsen nel Corpus Iscriptionum Latinarum, vol. X, parte II, n. 7469 in cui è detto: "Basis, quae ex S. Agata Militello inter Halaesam et Haluntium, a. 1887 venit in museum Panormitanum.
Q U I N T U S
C V _ _ _ P L
_ _ _ _ _ I T
A _ _ _ _ I I
ut scriberem tentavi, sed tota evanuit".
La fotografia del cippo sarà riprodotta in un interessante pubblicazione a cura dell'Istituto di storia antica dell'Università di Palermo al n. 41.
Da diversi anni siamo andati alla ricerca di questo cippo e solo ora abbiamo potuto individuarlo, mettendolo in rapporto con quanto sapevamo per altra fonte.
In appunti sommari sulla storia dell'antica Calacta e dell'odierna Caronia ci ha lasciato, infatti, notizia del rinvenimento di questo cippo il sac. Luigi Volpe che, per essere vissuto dal 1831 al 1911 ed essere stato parroco della borgata di Marina di Caronia, ha potuto avere diretta conoscenza dei ritrovamenti archeologici della zona.
Il Volpe, nella sua prosa succinta, ma efficacemente descrittiva così si esprime in merito al cippo:
« A rafforzare con lapidi marmoree la esistenza e il sepolcro del filosofo ed oratore Cecilio Calactense si prova che nell'anno 1840, vicino al torrente ov'è eretta la chiesetta dedicata a SS. Maria Annunziata, a pochi metri dalla spiaggia fu trovato un cippo sepolcrale di marmo bianco, alto quasi un metro e centimentri cinquanta di larghezza, in forma di lapide o coperchio sepolcrale, il quale si trova nel museo di Palermo, consegnato al dotto prof. Salinas; ai due lati del cippo si trovano scolpiti un vaso a destra ed a sinistra una patera o piatto che serviva presso gli Etruschi ed i Romani alle libazioni e a ricevere il sangue delle vittime ». Il Volpe ha fatto uno schizzo del cippo su cui ha riportato la seguente iscrizione che vi ha letto:  « QUINTUS CAECILIUS CALACTENSIS ATENEO ROMANO PULCRITER VIXIT ».
Sapendo noi che il cippo è stato consegnato al Museo di Palermo nel 1887, consultando il registro d'ingresso di quell'anno, abbiamo visto che il cippo risulta entrato al Museo il 20 ottobre 1887 con numero d'ingresso 1030; è indicata come provenienza: Marina di Caronia, contrada Baglio del Duca ed è detto che trattasi di cippo marmoreo con poche vestigia d'iscrizione⟫.


Articolo originale in pdf del prof. Pietro Fiore - Sicilia Archeologica, reperito sul web
 

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